Il Naufragio

 

  Stavolta da scirocco teso è il vento.
  Per le vittorie esterne conseguite;
  tronfio e superbo affronta il gran cimento
  "u neigru can" con gran manovre ardite.
    Il primo lato è ancora di bolina
    di orza stretta ardente è l'andatura
    la barca sulla raffica s'inclina,
    su qualche volto s'avverte la paura.
  Ma si continua. Caparbio e puntiglioso,
  a manovrar s'impegna l'equipaggio
  con grinta affronta il ripido maroso.
  Sta dando prova d'indomito coraggio.
    Si vira, si è pressati da un ingaggio:
    con la virata si cambiano le mura.
    Sbanda la barca, si smorza un po' il coraggio
    subentra malcelata la paura.
  Frange di prua, va sotto il trincarino,
  perfida un'onda, rapida impietosa
  irrompe a bordo. Ed è ormai destino!
  Sul mar s'adagia la vela, vergognosa.
    Fatta la scuffia galleggia l'equipaggio
    sull'onda vaga, beffarda, silenziosa-
    Prestante il Barracuda, ch'era in vantaggio
    s'apresta a un'assistenza generosa.
  Contriti, un po' bagnati, ed avviliti,
  i membri du can neigru, son salvati.
  Di lor superbia vennero puniti.
  Però per altre imprese preparati.
   
  Umberto Paventi, Varazze 25 giugno 2000

 

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